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I CORSI D'ACQUA:
CERVIO
La valutazione della qualità di questo ecosistema è partita dalla cascata (a quota 1850 s.l.m.) che possiamo considerare come il punto di avvio del corso dacqua vero e proprio.
Il tratto che va dalla cascata fino alla Baita Serra (CER7 e CER6) mostra una funzionalità ridotta: la struttura della fascia perifluviale è molto semplice, essendo composta solo da vegetazione erbacea, sono presenti alcune interruzioni e conseguentemente le rive hanno scarsa stabilità. Anche le caratteristiche strutturali dellalveo non sono ottimali per un efficiente metabolismo del corso dacqua: infatti, il fondo ciottoloso, facilmente movibile, non consente unadeguata ritenzione degli eventuali apporti trofici ed è difficilmente colonizzabile da parte delle biocenosi acquatiche che costituiscono il "cuore" depurante dell'ecosistema.
Si delinea, quindi, un tratto iniziale piuttosto fragile, per la sua naturale semplicità, che richiede unadeguata protezione rispetto ad eventuali e futuri fenomeni di turbativa.
Proseguendo verso valle un Km dopo Pradello (CER5), si verifica un netto miglioramento strutturale dellambiente: in questo tratto la zona riparia è più ampia e caratterizzata dalla presenza di bosco maturo che conferisce maggiore complessità strutturale allambiente e quindi maggiori capacità omeostatiche. Le caratteristiche idrauliche e strutturali dellalveo sono ottime e si osservano solo saltuari fenomeni di erosione nelle curve del torrente.
Nella successiva sezione che giunge fino a monte di Cedrasco (CER4), il Cervio scorre in una gola profonda in cui la zona riparia è spesso assente perché sostituita da rocce che scendono a picco sul torrente; solo sporadicamente la riva del corso dacqua è boscata. Questa situazione, che è ancora assolutamente naturale, semplifica tuttavia la struttura dellecotono ripario caratterizzando un ambiente piuttosto fragile.
Proseguendo fino alla foce (CER3, CER2 e CER1) si riscontra un marcato deterioramento (III classe di qualità RCE-2 fino alla foce). Lungo questo percorso sono presenti diverse briglie che alterano la naturalità della sezione dellalveo bagnato e numerosi interventi artificiali di contenimento delle rive. Inoltre, la presenza dellarea urbanizzata (labitato di Cedrasco) è associata ad una serie di interventi artificiali che alterano o distruggono la zona riparia, provocando una forte banalizzazione di questo ecotono il cui ruolo è fondamentale nel corretto funzionamento dellecosistema fluviale. La pessima condizione della fascia riparia in questo tratto rende il torrente particolarmente vulnerabile nei confronti dei carichi inquinanti provenienti dal territorio circostante piuttosto antropizzato. Anche le caratteristiche idrauliche denotano fenomeni di disturbo sottolineati da un eccessivo divario tra alveo di morbida ed alveo bagnato, sintomo di forti e frequenti escursioni della portata idraulica.
In conclusione è possibile affermare che questo torrente presenta in tutto il suo percorso unalterazione strutturale, nel tratto montano per cause naturali e in quello più a valle per interventi artificiali, che lo rende estremamente vulnerabile ad eventuali apporti inquinanti, poiché viene compromessa la sua capacità autodepurativa. Questo fatto dovrebbe indurre una certa cautela prima di effettuare ulteriori interventi di natura antropica su questo bacino, riflettendo sulle ripercussioni che ciascun intervento potrà avere sullintegrità e la funzionalità di questo importante corridoio ecologico.