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UN PO’ DI STORIA

 

L’RCE-2, utilizzato in questo studio, deriva dall’RCE-1 (Riparian Channel Environmental Inventory) ideato da R.C. Petersen (1992) dell’Istituto di Limnologia dell’Università di Lund (Svezia) e pubblicato nel 1992. Tale metodo presentava una scheda costituita da 16 domande, con quattro risposte predefinite per ognuna di esse.

L’obiettivo principale della metodica era di raccogliere informazioni relative alle principali caratteristiche ecologiche del corso d’acqua con lo scopo di redigere un inventario dello stato degli alvei e delle fasce riparie dei fiumi; la valutazione che ne derivava, ricavabile dai punteggi attribuiti alle singole caratteristiche, acquisiva quindi un valore marginale rispetto all’obiettivo principale delle indagini.

Nel 1990 è stata condotta un’indagine in provincia di Trento applicando la scheda a 480 tratti dei principali corsi d’acqua (Siligardi e Maiolini, 1990). L’elaborazione e l’analisi critica dei dati raccolti hanno fatto sorgere la necessità di apportare alcune modifiche di rilievo al metodo originale, al fine di adattare la metodologia alle caratteristiche dei corsi d'acqua italiani. Le successive applicazioni della scheda hanno evidenziato come questa metodica si prestasse molto bene come modello per la definizione della qualità ambientale. Nel frattempo era maturata l'esigenza di nuovi strumenti di valutazione dell'ecosistema e L'RCE-2, rispondendo adeguatamente a queste esigenze, cominciava ad essere applicato estesamente non solo in aree alpine, ma anche in aree di pianura, appenniniche e del sud Italia.

Nel 1997 si è tenuto a Saluggia il workshop "La qualità ambientale dei corsi d'acqua: RCE-Riparian Channel and Environmental Inventory" che ha permesso di constatare come la scheda RCE-2 fosse stata parecchie volte arbitrariamente modificata per adattarla ad obiettivi di indagine particolari o a esigenze metodologiche individuali e spesso utilizzata da tecnici con formazione professionale estranea alla cultura biologico-naturalistica.

Tale proliferare di applicazioni e di modifiche testimoniava da un lato lo spiccato interesse per la metodica e la sua rispondenza ad esigenze diffuse, d'altra parte evidenziava anche una certa difficoltà intrinseca nella compilazione della scheda, legata all'ambiguità di formulazione di alcune domande.

Per questo motivo, proprio mentre erano in corso le indagini relative alla provincia di Sondrio, l'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (A.N.P.A.) ha riunito un gruppo di lavoro (costituito dagli autori del presente studio e da altri esperti nel campo dell'ecologia fluviale) con l'obiettivo principale di rivedere la formulazione delle domande della scheda. Le modifiche apportate hanno avuto il pregio di rendere meno soggettive le risposte alle domande della scheda e di standardizzare quindi maggiormente la metodica. E' stata quindi cambiata la denominazione dell'indice allo scopo di chiarire meglio il principale obiettivo del metodo; il nuovo nome, Indice di Funzionalità Fluviale (I.F.F.) sottolinea, infatti, la chiave di lettura che permea ogni domanda della scheda di rilevamento.

Le indagini condotte in provincia di Sondrio, pur essendo state effettuate secondo la scheda RCE-2, forniscono nella sostanza risultati del tutto assimilabili a quelli che si sarebbero ottenuti con la nuova scheda I.F.F; infatti gli autori delle campagne realizzate in provincia di Sondrio sono anche stati tra coloro che hanno contribuito alla rimessa a punto dell'indice e la chiave di lettura con cui sono state condotte le indagini secondo l'RCE-2 è risultata omogenea rispetto al nuovo IF.F.