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Introduzione
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I CORSI D'ACQUA:
MERA

La valutazione della qualità funzionale del fiume Mera è stata effettuata nel tratto compreso tra il confine con la Svizzera e la sua confluenza nel Lago di Como.

Nella primavera che ha preceduto queste indagini, un rilascio improvviso e cospicuo di fanghi dal lago artificiale, situato a monte del tratto oggetto di studio, ha modificato l'ambiente fluviale, in particolare la morfologia dell'alveo, con conseguenze disastrose per le biocenosi. Ciononostante, nel corso dei rilievi non sono state riscontrate situazioni anomale direttamente collegabili con l'evento sopra descritto. I rilievi sono stati eseguiti da operatori che non conoscevano l'ambiente prima dell'episodio citato.

Il tratto iniziale del fiume Mera (fino alla sezione Me15) scorre in un territorio caratterizzato da boschi ed incolti e presenta una vegetazione perifluviale ampia e composta da vegetazione arbustivo-arborea tipicamente riparia; la complessità strutturale (vedi i grafici) di questo ambiente e, conseguentemente, la sua funzionalità fluviale sono molto buone (I e II Classe di Qualità RCE-2). A tratti vi sono interruzioni del corridoio ripario dovute a fattori naturali (rocce, erosioni) o interventi artificiali (briglie, difese spondali), che tuttavia hanno un'importanza limitata, perché limitata è la loro estensione lungo il corso d'acqua. Sono presenti ottime strutture di ritenzione degli apporti trofici che contribuiscono ad un efficiente metabolismo del corso d'acqua. La ricca vegetazione riparia presente, inoltre, arricchisce la varietà di microambienti acquatici: le radici sommerse modificano localmente la natura del substrato, mentre la flora algale differisce tra le zone ombreggiate e soleggiate. La vegetazione, inoltre, attenua l'escursione termica diurna e stagionale e riduce la velocità della corrente durante le piene, proteggendo le rive dall'erosione (guarda le immagini). E' auspicabile che questo tratto di fiume venga sottoposto ad una severa politica di conservazione, poiché rappresenta uno degli ambienti di maggiore pregio incontrati nel corso dei rilievi effettuati.

Unico neo, lungo questo percorso, è rappresentato da un piccolo tratto in corrispondenza di Borgonuovo nel quale le difese spondali sostituiscono la vegetazione riparia provocando un decadimento della qualità funzionale (III Classe di Qualità RCE-2).

Proseguendo fino a valle di Era, (dalla sezione Me14 alla Me4), le caratteristiche strutturali del corso d'acqua peggiorano sensibilmente (III C.Q. con qualche tratto in II C.Q.). Il territorio circostante si fa via via più antropizzato con presenza di aree urbanizzate limitrofe al corso d'acqua che riducono drasticamente l'ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale prevalentemente arbustiva.

L'analisi delle condizioni idrauliche ha messo in evidenza un alveo di morbida largo quasi sempre il doppio rispetto all'alveo bagnato (nonostante i rilievi siano stati fatti in un periodo di morbida idrologica) e la presenza di ampie fasce di greto colonizzate solo da vegetazione erbacea; tutto ciò rivela che il Mera è soggetto a sbalzi repentini di portata idraulica che amplificano il processo di erosione. Infatti, proprio in questo tratto troviamo sponde erose che si alternano ad interventi artificiali di tenuta stabile (vedi le immagini). Tali interventi di artificializzazione implicano sovente un raddrizzamento del percorso fluviale e, conseguentemente, una maggiore uniformità ambientale che, tra l'altro, potrebbe vanificare i continui ripopolamenti ittici ai quali questo corso d'acqua è soggetto. Infatti, la scarsità di ricoveri per l'ittiofauna espone i pesci alla piena corrente e ad un eccessivo dispendio energetico. Le uniformi profondità e velocità di corrente, indipendentemente dal loro valore assoluto, sono inoltre necessariamente inadatte ad uno o più cicli vitali ed impediscono quindi alle specie ittiche di compiere il loro completo ciclo di sviluppo nel tratto canalizzato. Di queste cose occorre tenere conto affinchè il recupero del Mera possa diventare un fatto concreto.

Dall'abitato di Casenda fino al lago di Mezzola (Me3 e Me2) il territorio circostante il fiume è caratterizzato per lo più da prati e boschi ed è presente una fascia riparia ampia e ben strutturata, composta prevalentemente da vegetazione arborea riparia. Queste caratteristiche generano un miglioramento funzionale complessivo (II e I C.Q.) anche se, talvolta, l'integrità della zona riparia è interrotta da escavazioni e frantoi che compromettono la continuità del corridoio fluviale in sponda sinistra e alterano profondamente l'ecotono di transizione tra l'ambiente acquatico e quello terrestre.

L'ultimo tratto del fiume (Me1), compreso tra il lago di Mezzola e il lago di Como, assume un carattere potamale, le acque rallentano e le caratteristiche strutturali dell'alveo non consentono efficienti meccanismi di ritenzione degli apporti trofici (III C.Q. RCE-2); in questa sezione si osservano solo tratti di canneto perifluviale che contribuiscono a filtrare gli apporti inquinanti dal territorio circostante. Il percorso, raddrizzato artificialmente, priva questo tratto di fiume di una risorsa naturale, i meandri, che giocano un ruolo da protagonisti nel processo di autodepurazione fluviale. La vegetazione perifluviale risulta spesso interrotta ostacolando così gli scambi delle biocenosi lungo il corridoio fluviale. Tutti gli elementi finora descritti semplificano la struttura ecosistemica di questo tratto fluviale e ne mettono in luce il contrasto con la pregevole espressione estetica e paesaggistica.