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Introduzione
| La storia | Come e perchè applicare l'RCE-2 | Significato dell'RCE-2 | Bibliografia | Tabella dati

I CORSI D'ACQUA:
  MALLERO

Il torrente Mallero trae le sue origini dai ghiacciai del Monte Disgrazia e dal Passo del Muretto a quota 2.600 m s.l.m.. Dopo un ripido percorso di circa 27 chilometri sfocia nel fiume Adda in destra idrografica, poco a valle della città di Sondrio.

Nel suo tragitto iniziale (da MAL37 a MAL34) il Mallero scorre su un ampio alveo di morbida, molto maggiore rispetto all’alveo bagnato (vedi le immagini), e lungo le sponde si possono osservare saltuari fenomeni di erosione. Il territorio circostante è per lo più coperto da boschi e pascoli e la fascia riparia appare complessivamente ampia e ben strutturata.

Il ramo del Mallero della Val Ventina costituisce un esempio di corso d’acqua con un'ottima funzionalità che si accompagna ad un'elevata naturalità (MAL34-VENT). Scendendo a Pian del Lupo la funzionalità dell’ecosistema peggiora, in parte per una minore efficienza delle strutture di ritenzione degli apporti trofici, in parte a causa di qualche elemento di urbanizzazione (un parcheggio, alcune case) che interrompe l’integrità della zona riparia.

Un valore di RCE-2 molto basso è stato registrato all'altezza dell'abitato di Chiareggio, in sponda sinistra; come si evince anche dai grafici, le motivazioni di questo basso punteggio sono da ricercarsi principalmente nelle caratteristiche della zona riparia e del territorio circostante e nelle caratteristiche idrauliche; le popolazioni acquatiche e le caratteristiche dell'alveo, al contrario, sono tipiche di un ambiente ben strutturato. In particolare la difesa spondale in corrispondenza dell’abitato di Chiareggio, comporta l’eliminazione della fascia riparia e rende il torrente più vulnerabile nei confronti dell’inquinamento (MAL33 e MAL32). Proseguendo fino a valle della frazione di Ca’ Rotte, il torrente recupera una buona qualità ambientale (a parte qualche breve tratto in erosione). Successivamente, all'altezza della località Sabbionaccio e degli abitati di S. Giuseppe e Vallascia fino alla Cava di Serpentino, il territorio circostante, fatte alcune eccezioni, si fa via via più antropizzato e si osserva una qualità ambientale sempre più scadente. La fascia riparia, laddove non completamente assente, risulta costituita da vegetazione arbustiva o erbacea che ha scarsa capacità filtro e non è strutturalmente adeguata per funzionare come corridoio ecologico. Si osservano lunghi tratti in erosione che rappresentano il risultato di un’azione sinergica tra la forte variabilità delle portate idrauliche e la scarsa stabilità delle rive. Inoltre le caratteristiche idrauliche e strutturali dell’alveo denunciano un ambiente con scarsa capacità di metabolizzare gli apporti inquinanti con la conseguenza che i popolamenti acquatici subiscono un discreto depauperamento. Ricordiamo inoltre che gli scarichi fognari di S. Giuseppe recapitano direttamente nel torrente, senza alcun trattamento di depurazione, proprio nel tratto in cui questo ecosistema risulta essere più vulnerabile. Questo fatto contrasta nettamente con una gestione ecosistemica dell’ambiente così come la realizzazione di una strada in ambito fluviale e le numerose briglie di notevoli dimesioni che si succedono a breve distanza.

Proseguendo fino a monte delle briglie tra Cave d’Ardesia e Cave di Serpentino, il torrente registra un notevole recupero della qualità ambientale poiché vede il ripristino di una ampia zona riparia boscosa, solo occasionalmente interrotta, con rive saldamente trattenute anche da radici arboree e dove i fenomeni erosivi si evidenziano solo nelle curve e nelle strettoie. Anche la struttura dell’alveo, con fondo a massi e ciottoli, presenta una capacità di ritenzione adeguata ad un efficiente metabolismo fluviale, contribuendo al miglioramento della qualità strutturale di questo ecosistema. Purtroppo, questi aspetti positivi si attenuano fino a scomparire proseguendo verso valle: fino all’ingresso in Chiesa Valmalenco, il torrente Mallero si colloca, per lo più, in una III classe di qualità RCE-2. In questo tratto il corridoio fluviale è spesso interrotto da aree urbanizzate ed interventi artificiali che si alternano ad aree in evidente erosione. La fascia riparia è spesso assente con gravi conseguenze per l’effetto filtro che questa svolge nei confronti degli apporti inquinanti. Queste alterazioni si riflettono conseguentemente sulle biocenosi acquatiche che subiscono un impoverimento progressivo. La situazione rilevata in questo tratto è piuttosto preoccupante, poiché mette in luce un ambiente strutturalmente molto banalizzato e con scarsi meccanismi di compensazione alle turbative esterne, come gli scarichi inquinanti o le alterazioni antropiche della porzione di territorio che insiste su questo bacino. Le derivazioni di acque, quali ad es. la presa di Curlo, generano un impatto amplificato sul torrente: infatti, da un lato la scarsità d’acqua accentua i fenomeni di inquinamento per un minore effetto di diluizione, d’altra parte l’assenza di una fascia perifluviale ben strutturata favorisce l’immissione di sostanze inquinanti nel corso d’acqua che peggiora così la sua qualità, in misura proporzionale alla quantità di acqua derivata.

Questo fatto si riflette in modo negativo su tutta le restante parte di torrente. Proseguendo verso valle, si rileva un breve tratto che da Chiesa Valmalenco arriva fino a monte di Torre S. Maria, in cui il Mallero recupera leggermente grazie ad una maggiore stabilità delle rive, ad una più marcata presenza in alveo di strutture di ritenzione degli apporti trofici e ad una zona riparia più ampia e strutturata. Unica eccezione, la presenza di un muro di difesa in sponda destra in corrispondenza dell’abitato di Chiesa Valmalenco che interrompe la continuità del corridoio fluviale.

Successivamente, nel tratto che va da Torre di S. Maria fino a circa un chilometro a valle di Spriana, la qualità ambientale del torrente si rivela pesantemente compromessa. Gli elementi che appaiono maggiormente degradati sono la fascia riparia, spesso assente o poco strutturata, e le rive in erosione o sostenute da interventi artificiali. L’assenza di una fascia perifluviale che filtri gli apporti inquinanti provenienti dal bacino sotteso ha ripercussioni anche sulle biocenosi acquatiche; infatti, all’altezza di Spriana il Mallero presenta una qualità biologica delle acque che si colloca in IV classe I.B.E. (Fusi E., Mafessoni V., 1993). E’ opportuno sottolineare che il Mallero riceve gli scarichi fognari di Lanzada, Chiesa, Caspoggio e Torre di S. Maria proprio nel tratto in cui le sue caratteristiche strutturali lo rendono più vulnerabile. Da qui la necessità di programmare interventi di risanamento inquadrati nel tessuto territoriale complessivo del bacino, la cui efficacia dovrà essere monitorata nel tempo con idonee campagne di rilevamento.

Poco più a valle, per circa un chilometro a monte di Arquino, si osserva ancora un ultimo tratto di torrente in I classe di qualità RCE-2, dove la fascia riparia arbustiva e boscosa è ampia ed integra e le rive sono stabili. Il fondo dell’alveo, costituito per lo più da massi e ciottoli, presenta adeguate strutture di ritenzione degli apporti trofici. Ciononostante, la qualità delle biocenosi acquatiche si mantiene scadente, caratterizzata da pochi organismi macrobentonici e da taxa resistenti all’inquinamento, perché un così breve tratto di ambiente ben strutturato e funzionale non è sufficiente per consentire una ripresa della qualità della vita acquatica.

Negli ultimi chilometri che precedono lo sbocco nel fiume Adda si osserva nuovamente una flessione della qualità ambientale di questo ecosistema, flessione che si accentua maggiormente proseguendo verso la foce. In particolare, nel tratto in cui il torrente attraversa la città di Sondrio, si rileva la situazione peggiore in assoluto: gli edifici e le infrastrutture chiudono il corso d’acqua tra sponde rettificate e artificiali che delimitano un alveo ristretto nel quale non riesce a svilupparsi neppure la vegetazione riparia pioniera.

Solo in prossimità della foce la zona riparia arbustiva favorisce una maggiore complessità ambientale che restituisce un po' di funzionalità all'ecosistema poco prima di sfociare nel fiume Adda.