Dizionario lettere L-P

Dizionario biografico di Battista Leoni

Lambertenghi Carlo
Nacque il 3 aprile 1781 a Villa di Tirano da nobile famiglia. Nel 1802 si laureò a Pavia in "alta chirurgia" e si recò a Milano per specializzarsi sotto la guida di eminenti maestri. Iniziò la sua attività di chirurgo a Brescia, raggiungendo in poco tempo notevole fama, tanto che Napoleone nel 1898 lo chiamò a far parte della Commissione sanitaria dei Dipartimento del Lario. Compì interventi chirurgici difficilissimi, ma non lasciò sfortunatamente nessuna memoria, "per suo onore e per vantaggio alla scienza", come scrisse il dott. Bartolomeo Besta. Morì a Sondrio il 15 settembre 1878.
Lavizzari Pietro Angelo
Nacque a Lovero (non a Mazzo, come si crede comunemente) il 14 settembre 1679.Fu sacerdote e canonico di Mazzo. Dotato di ingegno vivace e desideroso di apprendere, fin dalla giovinezza si dedicò intensamente allo studio di ogni scienza, dilettandosi di botanica, chimica, filosofia, storia e letteratura. Compì diversi viaggi. Egli stesso disse di essere stato allievo del famoso letterato veronese Scipione Maffei. Fu amico del Vallisneri, del Cardinal Querini, di F. S. Quadrio e di altri personaggi del suo tempo. Lasciò numerose opere manoscritte, tra cui delle poesie, alcune delle quali in dialetto. Per primo diede alle stampe una storia generale della Valtellina, intitolata "Memorie istoriche della Valtellina in dieci libri descritta..." (Coira, 1716); stampò inoltre la "Storia genealogica della famiglia Lavizari" (Trento, 1739) e degli opuscoli. Morì a Mazzo nel 1776.
Lavizzari Vincenzo
Nacque a Mazzo nel 1713. Valente medico, fu il primo a inoculare il siero del vaiolo a scopo profilattico delle popolazioni residenti nei territori soggetti ai Grigioni. Compì il primo esperimento a Chiavenna sui figli del Commissario Andrea Salis Soglio e del di lui fratello Antonio. Lasciò una relazione intitolata "I primi felici successi della inoculazione del vajuolo introdotta nella Rezia di qua dell'Alpi", edita a Lugano nel 1764. Morì a Mazzo il 3 febbraio 1784.
Lazzaroni Pietro
Nacque a Teglio e visse tra il XV e il XVI secolo. Già adulto si recò a Milano e quindi a Pavia, ove fu eletto pubblico lettore nell'arte oratoria dell'Università. Si dedicò poi alla poesia e lasciò numerose opere in lingua latina, alcune pubblicate e altre manoscritte, tra cui "De nuptiis Imperatoriae Majestatis...", edito a Milano nel 1494: in essa canta le nozze tra l'imperatore Massimiliano e Bianca Maria Sforza. In un'altra opera, con cui celebrò le gesta del duca Filippo Maria Visconti, si disse nativo della Valtellina "Vallibus ex magnis Vallis Tellina vocata".
Lena Perpenti Candida n. Medina Coeli
Nacque il 25 marzo 1764, si dice, a Gordona e fu battezzata a Chiavenna. II padre, medico, era oriundo lecchese e la madre chiavennasca. Fu insigne naturalista ed è nota soprattutto per aver trovato il modo di filare l'amianto con cui confezionò un paio di guanti offerti al Viceré Eugenio Beauharnais. Per questa sua scoperta ricevette moltissimi onori e doni, persino da Napoleone. Trovò anche il modo di fabbricare della carta d'amianto e un inchiostro resistente al fuoco, con cui pensava si potessero redigere documenti non infiammabili. Nel 1815 scoprì in Valsassina una campanula che dedicò all'arciduca Ranieri, ma che fu chiamata in suo onore "Campanula Perpentiae". Morì a Pianello Lario, il 12 maggio 1846.
Ligari Angelo
Nacque a Sondrio nel 1801. Pronipote di Pietro, si dedicò anch'egli alla pittura. Studiò a Milano all'Accademia di Brera, ove fu allievo di F. Hayez e di L. Sabatelli. Lasciò diversi buoni ritratti e alcune tele con scene sacre, disegni e bozzetti, eseguiti con gusto. Pregevole e la piccola pala d'altare con la Madonna e due santi nella parrocchiale di Piateda. Morì a Sondrio il 21 febbraio 1885.
Ligari Cesare
Nacque a Milano il 28 aprile 1716. Fu avviato alla pittura dal padre Pietro e nel 1736 si recò a Venezia per perfezionarsi, pare alle scuole del Piazzetta, del Pittoni e di altri, subendo il fascino dei grande Tiepolo. Nel 1739 ritornò dal padre a Sondrio. Dipinse, con varie assenze, in Valtellina, fino al 1764, anno in cui si recò a Como, ove rimase fino alla morte. Oltre che pittore fu appassionato di musica. Tra le sue opere migliori ricordiamo la tela raffigurante l'episodio biblico del "Serpente di bronzo" ora all'Ambrosiana di Milano, la "Cena di Emaus" a Torino, gli affreschi che ornano il palazzo Malacrida di Morbegno e la chiesa della Madonna della neve a S. Carlo di Chiuro, la "Gloria di S. Ignazio" nella chiesa dei gesuiti di Ponte. Morì a Como il 12 aprile 1770.
Ligari Pietro
Nacque ad Ardenno il 18 febbraio 1686 da famiglia originaria di Ligari, frazione di Sondrio. È considerato il piú importante pittore valtellinese del secolo XVIII. Studiò a Roma presso Lazzaro Baldi e poi a Venezia, ove subì il fascino di quei maestri che prepararono la via al grande Tiepolo. Fu poi a Milano, dove assimilò molto dai migliori artisti attivi nella capitale lombarda. Nel 1722 tornò a Sondrio, rimanendovi per il resto della vita, salvo alcuni viaggi a Coira, ove dipinse per Pietro Salis. Oltre che pittore fu architetto, incisore, musico, meccanico e persino costruttore di organi. Dipinse molte pale d'altare, soprattutto per le chiese valtellinesi, ritratti e scene ad affresco, specialmente di soggetto sacro. Di queste ricordiamo quelle in S. Giovanni di Morbegno e nella parrocchiale di Lanzada; tra le numerose tele "II battesimo di una principessa indiana" (Sondrio, palazzo Sertoli), "La Messa di S. Gregorio" nella collegiata sondriese e "La deposizione di Gesú dalla croce" nella citata chiesa di Morbegno. Fu pure appassionato d'agricoltura, in merito alla quale scrisse due trattatelli. Morì a Sondrio il 5 aprile 1752.
Ligari Vittoria
Nacque a Milano il 14 febbraio 1713, figlia di Pietro e sorella di Cesare; visse con essi, dedicandosi alla pittura, al canto e alla musica. Come pittrice fu soprattutto di aiuto al padre e al fratello, ma ci ha lasciato alcune opere sue di buona fattura. Ricordiamo certe Madonnine soavi, la pala d'altare della chiesetta di Ganda (comune di Lanzada) e la tela raffigurante "L'anima beata" all'Ambrosiana di Milano. Morì a Sondrio il 9 dicembre 1783.
Longa Glicerio
Nacque a Bormio il 26 giugno 1886, figlio di Massimo, il noto naturalista. Studiò nel ginnasio di Bormio e seguì poi le scuole di magistero a Milano. Per breve periodo insegno a Sondrio e in seguito a Milano nelle scuole comunali. Durante le vacanze ritornava a Bormio continuando, con l'esempio paterno, a interessarsi delle tradizioni popolari del Bormiese, in particolare occupandosi della trascrizione dei termini dialettali. Poté così pubblicare, nel 1912, un prezioso volumetto intitolato: "Etnografia bormina: usi, costumi e pregiudizi sulle Alpi" e preparare il "Vocabolario bormino", accolto favorevolmente da eminenti glottologi, tra i quali I'Ascoli (l'autore non poté vederlo stampato, poiché apparve qualche mese dopo la sua morte). Agli studi prediletti unì un vivo interesse per la scuola italiana e fu valido assertore della riforma scolastica voluta da Luigi Credaro. Collaborò all'"Archivio dell'Alto Adige" e a vari giornali e riviste. Morì a Milano il 14 febbraio 1913.
Longa Massimo
Nacque a Bormio il 9 novembre 1854, da famiglia originaria di Livigno. Si diplomò maestro a Treviglio e insegnò dapprima a Isolaccia, poi a Bormio per ben 44 anni. Fin dalla gioventú ebbe una grande inclinazione per lo studio e in particolare predilesse le scienze naturali, specializzandosi nelle ricerche sulla flora, invogliato in ciò dal convalligiano Martino Anzi. Nel 1883 completò le "Notizie sulla flora valtellinese", lasciate incompiute dall'Anzi. Collaborò col Cermenati e scrisse sul bollettino intitolato "II naturalista valtellinese", facendosi conoscere da istituti universitari (fra cui l'Università di Torino), enti scolastici e studiosi che lo incaricarono di collezionare esemplari della flora bormiese. Collaborò con il Fenaroli alla compilazione del libro "La flora bormiese", pubblicato nel 1926, quale seguito dell'opera "Die Flora von Bormio", scritta dal Longa stesso e dallo svizzero Ernst Furrer. Morì a Bormio il 16 luglio 1928.
Macolino Gian Giacomo
Nacque a Campodolcino, in Valle S. Giacomo, nel 1653. Compì gli studi a Como e si laureò in teologia a Roma presso il collegio "De Propaganda Fide". Dal 1681 al 1703 fu parroco di S. Giacomo Filippo, nella sua valle. Nel 1703 divenne canonico della collegiata di S. Lorenzo a Chiavenna, ove rimase, salvo brevi assenze, sino alla morte. Le sue opere sono importanti soprattutto per la storia ecclesiastica del Chiavennasco. Ricordiamo "Chiese della Valle di S. Giacomo" del 1686, il "Diario sacro perpetuo..." del 1707 (ristampato nel 1712), e la "Storia della miracolosa apparizione di Maria Vergine in Gallivaccio..." del 1708. Morì a Chiavenna il 1° settembre 1714.
Macolino Giovanni Battista
Nacque a Gualdera in Valle S. Giacomo e visse nel secolo XVll. Valente pittore, fu forse influenzato dai Recchi, Quaglio e Fiamminghini operosi nell'Alto Lario. La sua produzione non è stata ancora studiata a fondo. Nella chiesa di S. Andrea, sopra Era, dipinse a fresco, firmò e datò 1632, i fatti salienti della vita di quel santo; affrescò pure nella chiesa di S. Giacomo e nel santuario di S. Guglielmo. Dipinse anche nei Grigioni e precisamente una grande tela con "La battaglia di Lepanto" per la chiesa di Plef e degli affreschi per quella di Sagens, oltre che in altri edifici sacri del Chiavennasco e dell'Alto Lario. II figlio G. Battista, pittore come lui, verso la fine del XVll secolo, eseguì la pala dell'altare maggiore di S. Eusebio di Prata.
Maffei Antonio
Nacque a Sondrio il 10 giugno 1805. Studiò in un ginnasio di Milano e frequentò contemporaneamente l'Accademia di Brera, dedicandosi alla pittura. Passò al seminario di Lodi, ove compì gli studi di teologia. Insegnò lettere a Saronno e poi a Sondrio. Nel 1850 fu eletto arciprete della sua città. Nel 1871 si ritirò a vita privata, dedicandosi agli studi, specialmente d'arte, archeologia e storia valtellinese. Scrisse un "Elogio di Nicolò Rusca", un "Sommario delle vicende politiche della Valtellina dal marzo 1848 a tutto il 1859" di grande interesse e "Sondrio nel 1634..." relativo al periodo della peste. Fu presidente del Comitato di studi archeologici, ispettore scolastico e amministratore oculato dei Pii istituti elemosinieri. Morì a Sondrio il 22 giugno 1891.
Marni Carlo
Nacque a Bormio all'inizio del secolo XVII. Fu pittore di temperamento piuttosto bizzarro e rissoso. Si narra che per dipingere una scena bellica non trovasse di meglio che vestirsi con armatura ed elmo, salire su un cavallo e, entrato in un orto che donchisciottescamente immaginò essere un campo di battaglia, mettersi a dar fendenti a dritta e a manca, recidendo e infilzando cavoli, fiori e verdure varie. Imparò la pittura forse dal conterraneo Rocca. Tra le sue opere piú importanti sono: la grande tela che un tempo ricopriva l'organo dell'arcipretale di Bormio, l'altra, adibita allo stesso uso, nel santuario di Tirano, nonché la tela con l'Assunta di Brusio. Morì a Bormio il 30 settembre 1676.
Martinelli Ulrico
Nacque a Bormio il 30 maggio 1874. Studiò al ginnasio-liceo "G. Piazzi" di Sondrio, all'Università di Bologna (allievo del Carducci) e all'Università di Pavia, ove si laureò in lettere. Insegnò storia e geografia nei licei di Città di Castello, Oristano e Sondrio e fu preside in altre città. Nel 1915 fondò l'istituto tecnico di Sanremo. Nel 1926 venne trasferito, come preside, a Varese ove assunse anche la carica di direttore del Museo storico del Risorgimento. Numerose sono le sue pubblicazioni di carattere storico, delle quali ricordiamo particolarmente: "L'Italia dal 1805 al 1848" - sommario storico, premio della "Lettura" nel 1902 -, "La guerra per la Valtellina nel secolo XVII", "La campagna del marchese di Coeuvres 1624-1627 " e "La guerra a tremila metri dallo Stelvio al Gavia". Scrisse anche una apprezzata "Guida di Bormio ". Morì a Varese il 24 aprile 1945.
Massara Giuseppe Filippo
Nacque a Pavia tra il 1790 e il 1793. Allievo del Moretti, si laureò nell'Università della sua città nel 1835 e fu destinato, quale medico condotto, a Montagna. È noto soprattutto per i suoi importanti studi sulla botanica valtellinese e per aver pubblicato a Sondrio, nel 1834, il "Prodromo della flora valtellinese"; inoltre per aver scoperto, nel gruppo centrale delle Alpi Orobiche, la "Sanguisorba dodecandra" e la "Viola Comollia", descritte in detto Prodromo. Morì il 2 novembre 1839, mentre col suo cavallo attraversava l'Adda in piena per accorrere ad Albosaggia in soccorso di un ammalato.
Mazzoni Carlo Giuseppe
Nacque a Morbegno nel secolo XVII. Fu matematico e astrologo rinomato. Visse a Roma, ove fu noto anche come poeta arcade. Si dice che fosse molto stimato dalla celebre regina Cristina di Svezia e dal poeta Alessandro Guidi. Morì nell'agosto del 1699.
Merizzi Giovanni
Nacque a Sondrio il 30 settembre 1864. Si laureò all'Università di Napoli nel 1886 e sotto la guida del padre intraprese, in quello stesso anno, la professione d'avvocato, esercitata poi sino al 1940. Fu per tre legislature deputato dell'ala sinistra del Partito Popolare, sostenendo incarichi di alta responsabilità. Lottò strenuamente per impedire che fossero votati i pieni poteri a Mussolini e si oppose fermamente alla legge Acerbo sulla riforma elettorale; fu l'unico del suo partito a negare il proprio voto, andando a sedere a fianco dei socialisti. Dopo l'Aventino riprese la sua attività di legale, malgrado gli ostacoli frapposti dagli avversari politici. Morì a Sondrio il 12 ottobre 1941.
Mitta Francesco
I documenti d'archivio attestano che venne battezzato a Chiavenna il giorno 8 dicembre 1662. Insieme con altri della Valchiavenna entrò in Germania, ove fu operoso quale capomastro - architetto della chiesa conventuale degli Agostiniani di Grauhof, presso Goslar, in Sassonia, tra gli anni 1701-1717: detta chiesa è considerata uno dei piú begli esempi di architettura barocca italiana in Sassonia. Pare morisse all'inizio dell'estate del 1721. I suoi discendenti modificarono il cognome in Mittag.
Morcelli Stefano Antonio
Nacque a Chiari nel 1737 da padre di Semogo. Fu rinomato epigrafista. Insegnò all'Università del Collegio Romano e diresse il famoso Museo Kircheriano. Morì a Chiari nel 1821, lasciando numerose opere.
Morelli Eugenio
Nacque a Teglio l'8 marzo 1881. Studiò all'Università di Firenze, ove si laureò assieme a Cesare Frugoni, nel 1905. Tre anni dopo passò, quale aiuto e allievo prediletto del prof. Forlanini, all'Università di Pavia. Nel 1924 divenne cattedratico di patologia speciale medica in Pavia stessa, ove rimase fino al 1928, anno in cui passò all'Università di Roma, quale primo titolare della cattedra delle malattie dell'apparato respiratorio. Dal 1934 sino al 1951 rivestì pure la carica di direttore dell'Istituto Forlanini. Durante la prima guerra mondiale aveva creato una rete di ospedali da campo specializzati, riuscendo cosi, grazie alla sua tecnica di intervento sulle ferite polmonari, a ridurre dal 34 per cento al 4-5 per cento i casi mortali. Attorno a lui nel 1934 sorse un'associazione internazionale di allievi ed estimatori di Carlo Forlanini, che si propose lo scambio delle conoscenze scientifiche per rendere piú attiva, nel segno della scienza, la collaborazione tra i popoli. Nel 1942 il Morelli fu eletto senatore per i suoi alti meriti. Morì a Roma il 20 settembre 1960.
Morelli Mauro Camillo
Nacque a Teglio il 10 luglio 1885. Nel 1903 si iscrisse alla facoltà di filosofia di Bologna, attratto dalla fama del Carducci. Nel 1904 passò a studiare all'Istituto superiore di Firenze, ove godé della guida prestigiosa di Pio Rajna, conterraneo e parente. Laureatosi nel 1907, per perfezionarsi in filologia si recò a Gottinga ove fu allievo di illustri maestri. Nel 1910 completò un lavoro scientifico su Marziano Capella, scrittore latino pagano del V secolo. Negli anni 1911, 1913 e 1915 partecipò alle gare internazionali di poesia latina di Amsterdam e ottenne la "grande lode", di un solo gradino inferiore al primo premio, rivelandosi, dopo il Pascoli, come la nuova speranza della poesia in latino nel nostro paese. Nel 1916 partì volontario per la guerra ma, ferito gravemente, fu fatto prigioniero e morì il 22 settembre di quell'anno nell'ospedale militare di Bolzano.
Muttoni Giovanni Battista
Nacque a Scarafigi (Cuneo) il 19 settembre 1660. Nel 1679 entrò nella Compagnia di Gesú e studiò a Chiari e a Genova. Già nel 1681 è documentato come pittore e alcuni dicono che fosse stato allievo del celebre pittore gesuita Padre Pozzo. Fu buon pittore: le sue composizioni sono armoniose, sia per forma che per colorito. Dopo il 1690 lo si trova a Bormio, ove affrescò la cupola della chiesa di S. Ignazio. Nel 1694 fu dimesso dall'Ordine e si portò a Ponte per affrescare nella chiesa della Madonna di Campagna. Nel 1696 si sposò a Bormio con Caterina Zuccola. Dipinse poi per la chiesa di S. Pietro d'Aprica, quindi a Lovero e a Villa di Tirano. Morì a Vervio il 26 maggio 1742.
Nani Tommaso
Nacque a Morbegno nel 1757. Studiò all'Università di Pavia, ove si laureò in diritto nel 1781, ottenendo la cattedra di istituzioni civili in quella università. Durante il dominio francese partecipò a vari consigli legislativi. Nel 1799, avendo gli austriaci chiuso l'Università di Pavia, rimasto senza lavoro, accettò la carica di podestà di Traona. Dopo la battaglia di Marengo riprese ad insegnare diritto criminale. Fu tra coloro che ebbero l'incarico di compilare un codice penale per il Regno d'Italia, codice che, seppur ottimo, non fu mai applicato avendo Napoleone imposto quello francese. Diede alle stampe alcune opere di diritto, molto apprezzate ai suoi tempi. Morì a Pavia il 19 agosto 1813.
Negri Giovanni
Nacque a Bormio da modesta famiglia: a vent'anni dovette rispondere alla chiamata di leva da parte del governo del Lombardo-Veneto e fu inviato a Lecco. Nel 1848 disertò e a marce forzate si portò a Bormio per prendere parte alla difesa dello Stelvio. Dovette poi riparare in Svizzera e quindi in Piemonte, ove ottenne il grado di tenente e fu inviato nei Grigioni per arruolare volontari. Nel 1859 era al comando di una compagnia di bersaglieri e combatté a Vinzaglio e a S. Martino. Fu decorato di medaglia d'oro per aver attivamente operato a sgominare varie bande nel Meridione. Nel 1866 combatté a Custoza. Morì a Firenze nel dicembre del 1869.
Ninguarda Feliciano
Nacque a Morbegno nel 1518 da famiglia originaria di Milano, ma da secoli trasferita in Valtellina. Studiò a Morbegno presso i Domenicani e a Milano nel Convento di S. Maria delle Grazie. Nel 1554 divenne vicario generale dei Domenicani in Germania. Fu anche professore di teologia a Vienna e teologo, molto ascoltato, al Concilio di Trento. Ebbe altri importanti incarichi sia in Italia che all'estero. Fu eletto vescovo di S. Agata a Capua e nel 1588 vescovo di Como. Sono molto importanti per la storia della diocesi comasca e per la Valtellina i suoi "Atti della visita pastorale", avvenuta negli anni tra il 1589 e il 1593, stampati una prima volta nel 1892-94 e di recente, con versione dal latino, per la sola parte relativa alla Valtellina. Morì a Como il 5 gennaio 1595.
Noghera Giovanni Battista
Nacque ad Albosaggia il 9 maggio 1719 da famiglia di Ardenno. Studiò presso i Gesuiti (dei quali vesti l'abito) a Monza, ove insegnò retorica. Ancor giovane pubblicò i "Ragionamenti sulla eloquenza sacra e profana e sul moderno stile sacro e profano" e tradusse e commentò "Le orazioni" di Cicerone e di Demostene. Pubblicò numerose altre opere dotte che gli diedero fama. Un opuscolo dal titolo "Alla proposta: Cosa è il Papa...?", fu stampato a Sondrio nel 1782. Fu amico del Parini e del Passeroni. Morì nel 1784.
Olmo Matteo
Nacque a Morbegno nel secolo XV col nome di Pietro Antonio Mascheroni dell'Olmo. Entrò nell'ordine domenicano (di cui divenne provinciale per la Lombardia); fu illustre teologo e predicatore assai noto nell'ambiente milanese. Papa Alessandro Vl, nel 1497, lo nominò vescovo di Laodicea. Fu poi suffraganeo a Milano e a Como, protetto dalla potente famiglia Trivulzio. Lasciò alcune opere manoscritte. Morì a Milano il 5 febbraio 1512.
Omodei Domenico
Nacque a Tirano il 5 giugno 1861 da povera famiglia. Studiò all'Università di Pavia e fu allievo del prof. Cantoni. A 19 anni pubblicò un suo primo studio scientifico. Laureatosi nel 1883, ebbe subito la cattedra di fisica al liceo di Cagliari. Dal 1893 sino al 1923 insegnò fisica alla Scuola navale di Genova. Nel 1895 si fece notare per gli studi compiuti sulla produzione termica e idrica dell'energia elettrica. Collaborò col Duca degli Abruzzi per due spedizioni scientifiche: quella artica del 1898 e quella etiopico-somala del 1919. Morì a Genova il 30 marzo 1938 e fu sepolto a Tirano.
Omodei Signorolo
Nacque a Tirano nel secolo XIV. Fu un noto studioso di diritto. Nel 1345 era a Vercelli, da dove si trasferì a Milano per ordinare e commentare gli Statuti municipali per incarico di Giovanni Visconti, arcivescovo di Milano. Ritornò poi a Vercelli, ove morì, lasciando parecchie opere di diritto.
Orsini Giustino Renato
Nacque a Morbegno il 17 giugno 1883. Si laureò in lettere e filosofia all'Università di Pavia e fu poi professore di latino e greco nei licei classici, tra i quali il "Parini" e il "Manzoni" di Milano. Ebbe vasti interessi culturali: coltivò la poesia, il teatro, la narrativa e predilesse gli studi storici sulla Valtellina. Nel 1907 pubblicò a Talamona una raccolta di versi intitolata "Le luci della montagna", nel 1911 un opuscolo intitolato "Criticismo" e poi il romanzo "Amori folli" (1923), la commedia "Anteo" e il libro dal titolo "I filosofi cinici". Dal 1922 in poi scrisse soprattutto articoli e monografie di carattere storico valtellinese di notevole interesse pubblicati su bollettini specializzati e sui giornali locali. Di particolare interesse sono: "Toponomastica lariana e valtellinese" (1937), le monografie dedicate alle principali famiglie nobili della media e bassa Valtellina, la traduzione di parte della "Rezia" di G. Guler von Weineck, con molte annotazioni erudite e, soprattutto, la "Storia di Morbegno". Morì a Milano il 3 gennaio 1964.
Paribelli Gian Giacomo
Nacque ad Albosaggia, da nobile famiglia, nel 1588. Studiò diritto all'Università di Padova, laureandosi nel 1613. Rimase per qualche mese a Roma per far pratica nella professione forense; nel 1614 era già ritornato in patria, ove gli furono affidate cariche di alta responsabilità. Divenne ottimo diplomatico e fu prezioso alla causa della Valtellina durante il periodo burrascoso seguito alla rivoIta del 1620 contro i protestanti. Compì diverse missioni diplomatiche a Baden, in Svizzera, a Roma, presso il pontefice e a Madrid, alla corte del re. Ci rimangono, manoscritti, un diario di grande interesse e le sue relazioni diplomatiche, in parte pubblicate nel 1970. Morì, dopo un banchetto offerto dal Duca di Rohan nel castello di Sondrio, il 25 dicembre 1635: qualcuno pensò che fosse stato avvelenato.
Parrasio Giovanni
Nacque a Delebio nel XVII secolo. Si trasferì ancor giovanissimo a Napoli, ove studiò musica alla scuola di Gaetano Greco, di Domenico Savi e di Francesco Mancini. Ebbe per collega Nicolò Porpora, dal quale ricevette lezioni di canto e di composizione strumentale. Nel 1708 ritornò in Valtellina e venne nominato maestro di cappella e organista della chiesa di S. Maurizio di Ponte. Morì a Ponte, in età avanzata, verso il 1750.
Parravicini Giacomo, detto Gianolo
Nacque a Caspano il 5 giugno 1660. Secondo alcuni egli apprese l'arte di dipingere a Roma dal celebre Maratta, ma è piú probabile che ne subisse l'influsso attraverso qualcuno dei suoi numerosi allievi, soprattutto il Bonola, col quale il Parravicini lavorò nella chiesa di S. Alessandro in Milano. Tra il 1687 e I'88 egli affrescò il coro e quasi tutte le cappelle dell'arcipretale di Caspano, ove lasciò anche quattro tele di notevole pregio. In Valtellina dipinse inoltre nella parrocchiale di Chiuro e lasciò varie tele in altre chiese. Fu pure operoso nel Duomo di Milano: sono sue due grandi tele con episodi della vita di S. Carlo. Dipinse anche a Crema e a Biumo Inferiore (Varese). Morì, pare, il 28 febbraio 1729, quasi sicuramente a Milano.
Parravicini Gian Antonio
Nacque a Sondrio il 17 gennaio 1588. Vestì l'abito ecclesiastico a soli 9 anni. Compì i primi studi a Sondrio e poi a Como presso i Gesuiti e infine a Milano nel "Collegio elvetico". Si laureò in teologia a Pavia nei 1612. Poco dopo era al santuario di Tirano, ove gli giunse la nomina di parroco di Poschiavo. Dopo il 1616 fu arciprete di Montagna e dal 1620 arciprete di Sondrio. Nel 1621 e nel 1628 fu a Roma per perorare la causa della Valtellina. Nel 1630, allo scoppio della peste, si prodigò per assistere gli ammalati; colpito egli stesso dal morbo, dovette lasciare Sondrio per un certo periodo. Nel 1653 fu nominato vescovo di S. Severina in Calabria e rimase colà sino alla morte, avvenuta il 17 novembre 1659. Lasciò numerosi scritti, tra cui l'importante "Stato della pieve di Sondrio", stampato nel 1969, a cura di don Tarcisio Salice.
Paruta Paolo
Nacque a Chiavenna, forse agli inizi del XVIII secolo. Fu canonico e oratore sacro nel suo borgo. Raccolse e, verso il 1760, trascrisse in modo esemplare un buon numero di documenti importanti per la storia del Chiavennasco, andati poi dispersi. Per primo illustrò, nel 1763, il bellissimo fonte battesimale di Chiavenna del secolo XII. Dall'epoca della soppressione dell'ordine dei Gesuiti fino al 1787 fu soprintendente a Milano di tutti gli archivi gesuitici e piú tardi provvide al riordino dei documenti di altri enti religiosi. Fu in rapporto coi piú dotti uomini del suo tempo. Si ignora la data della sua morte.
Pedranzini Giambattista (al secolo Francesco)
Nacque a Bormio il 24 marzo 1711. Studiò dai Gesuiti e, vestito l'abito dei Minori riformati, passò nel convento di S. Maria degli Angeli a Lugano. Nel 1735 era nel convento di Traona, donde partì per Roma, ove frequentò il collegio "De Propaganda Fide". II 23 gennaio 1740, come missionario, s'imbarcò in un porto della Francia per la Cina. Nel luglio era a Macao e dopo un viaggio di dieci mesi attraverso il Celeste Impero, giunse ai regni di Xansi e Xensi. Nel 1745, quando aveva già raccolto intorno a sé un buon numero di neofiti, venne preso, battuto e tenuto in carcere per 15 mesi e poi trasportato a Macao; qui, il 21 dicembre 1747, scrisse una relazione in latino al re del Portogallo, dal titolo (tradotto): "Relazione della carcerazione, del giudizio e dell'espulsione dall'impero dei Cinesi presentata all'Augusta Maestà del Serenissimo Re del Portogallo". Rientrò in Europa nel luglio del 1750 e nel 1752 rivide Bormio. Riprese il suo ministero in varie località italiane e morì a Brusciano, nel Rietese, il 22 marzo 1761.
Pedranzini Pietro
Nacque a Bormio nel 1826 da modesta famiglia. È una delle piú belle figure di patriota del Bormiese. Accorse volontario alla difesa dello Stelvio nel 1848 e quale sergente, coi suoi uomini, inflisse una pesante perdita al nemico e fu poi tra gli ultimi a lasciare il gioco dopo la disfatta. Nel 1859 col colonnello Bixio, con mossa rapida e ardita, prese alle spalle gli Austriaci, trinceratisi nell'edificio dei Bagni Vecchi sopra Bormio. Nel 1866 riprese le armi e, alla Cantoniera dello Stelvio, riuscì a far prigionieri 65 Austriaci e a bloccare la ritirata ad altri. Decorato di medaglia d'oro, fu per 38 anni segretario del comune di Bormio. Morì il 3 settembre 1903.
Pedretti Carlo
Nacque a Chiavenna il 4 novembre 1836. D'animo generoso, nell'ottobre del 1848, dodicenne, avrebbe voluto seguire il Dolzino nella sua impresa eroica. Studiò con passione il Rousseau e fu fortemente attratto dalla figura del Mazzini. Nel 1859 combatté sullo Stelvio e nel 1860, escluso dai Mille di Garibaldi per un disguido telegrafico, sbarcò piú tardi a Castellammare e si aggregò alla divisione di Bixio, poco dopo l'espugnazione di Palermo. Nel 1862 istituì la Società operaia di Chiavenna, d'ispirazione mazziniana, e con altri ricostituì l'Ospedale civile di Chiavenna. Nel 1872 istituì il Circolo repubblicano "Pensiero ed Azione" e diede inizio alla pubblicazione del giornale "Libero Alpigiano", divenuto poi "L'Alpe Retica". Nel 1892 si recò a S. Francisco ove, col figlio Ferruccio, fondò "La voce del popolo di S. Francisco". Spirò il 16 giugno 1909.
Pedrotti Egidio
Nacque a Tirano nel 1878. Divenne sacerdote nel 1904 entrando a far parte del clero di Tirano in qualità di reggente la cappellania di Roncaiola. Nel 1913 divenne parroco di Tovo S. Agata, ove rimase per tutta la vita, salvo l'ultimo anno trascorso a Tirano, ospite dei Padri Servi di Maria. Dotato di viva intelligenza, fin da giovane nutrì profondo interesse per gli studi storici e molto influì sulla sua formazione culturale l'amicizia che nutrì per Pio Rajna, Antonio Giussani, Ulrico Martinelli, Enrico Besta e Giampiero Bognetti. Molte sono le opere d'interesse storico che ci ha lasciato; fra le piú importanti: "Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua" - "La storia di Grosio e le sue pergamene" - "La storia d'Aprica" - "I Venosta castellani di Bellaguarda" - "Le fortificazioni di Tirano". Morì nella sua città il 21 luglio 1964.
Piatti Francesco
Nacque a Teglio verso il 1639. Visse gran parte della sua vita a Mazzo, per cui è noto anche come Francesco da Mazzo. Fu un buon pittore. Poco si conosce sia della sua vita che della sua formazione artistica. Sappiamo che dipinse una "Cleopatra " per il Palazzo Peregalli di Delebio e alcune tele per le chiese dei dintorni di Sondalo. Nella chiesa di Postalesio si trova una sua pala eseguita nel 1712, raffigurante S. Rocco, S. Carlo e l'Eucarestia, ottimamente conservata e piacevole sia per composizione che per colorito. Buon conoscitore di musica, fu anche maestro di cappella dell'arcipretale di Mazzo. Morì a Tirano il 9 agosto 1716.
Piazzi Giuseppe
Nacque a Ponte il 16 luglio 1746. Fu allievo a Milano del gesuita Gerolamo Tiraboschi e nel 1765 vestì l'abito dei chierici Teatini. Passò a Torino per compiere gli studi di filosofia e matematica e per ricevere le prime nozioni di astronomia sotto la guida di Battista Beccaria. Verso il 1767 si recò a Roma ed ebbe collega di studio e amico Barnaba Chiaramonti, divenuto poi Papa Pio VII. Ordinato sacerdote nel 1769, fu inviato a Genova e poi a Malta. Nel 1781 accettò d'insegnare matematica a Palermo, ove fondò l'osservatorio astronomico. Viaggiò in Francia e Inghilterra ove si procurò gli strumenti che gli permisero di numerare e studiare la posizione di 6.748 stelle fisse e di pubblicare, in seguito, un catalogo di grande valore scientifico. Nel 1801 scoprì il pianetino che chiamò Cerere Ferdinandea in onore del re delle Due Sicilie. Dopo questa scoperta, oltre che per le sue preziose pubblicazioni, divenne popolare e ricevette riconoscimenti da parte di eminenti studiosi e molti onori; ma, essendo d'indole piuttosto schiva, si tenne sempre in disparte e rifiutò persino la medaglia d'oro conferitagli da re Ferdinando. Ponte gli eresse un monumento nella piazza di fronte alla parrocchiale di S. Maurizio. Morì a Napoli il 22 luglio 1826.
Picci Luigi
Nacque a Bormio il 20 giugno 1788. Fu perito dei tre comuni del Bormiese per la sistemazione del catasto censuario e insegnò nelle scuole elementari maggiori di Bormio. Si interessò particolarmente dei Bagni di Bormio, degli usi e dei costumi bormini e iniziò una storia del borgo rimasta alle prime pagine. Morì a Bormio il 18 maggio 1828. Erede e suo continuatore fu il figlio Giuseppe, nato a Bormio il 17 novembre 1809. Insegnò nel ginnasio del suo borgo e fu direttore delle scuole normali di Brescia. Lasciò uno studio manoscritto su Brunetto Latini, un discorso sul folclore e un opuscolo, edito nel 1842, intitolato "Letteratura valtellinese". Durante i soggiorni a Bormio raccolse diversi dati e nel 1831 intraprese a scrivere un'opera intitolata "Cenni storici-statistici sull'ex Contado di Bormio ", di cui rimangono la trama generale e parte del materiale raccolto. Morì sul finire del secolo scorso.
Pievani Antonio
Nacque a Tirano il 10 settembre 1837. Studiò a Milano e si laureo in fisica a Pavia. Da giovanetto aveva partecipato coi fratelli alle "Cinque giornate" di Milano. Nel 1860 prese parte, come volontario, alla spedizione dei Mille. Due anni dopo, si laureò in matematica e nello stesso anno pubblicò una memoria sullo sviluppo delle espressioni, che rappresentò l'inizio di una brillante carriera accademica. Nel 1866 si arruolò come volontario e l'anno dopo fu, per breve periodo, sindaco di Tirano. Fece molto per combattere il colera e per le sue benemerenze fu proposto per la medaglia d'oro; gli fu conferita invece quella d'argento che, per modestia, non ritirò mai. Visse gli ultimi anni nel convento dei Cappuccini di Lovere, ove morì il 6 gennaio 1880.
Pinchetti Balilla
Nacque a Tirano il 1° dicembre 1889. Si laureò a Firenze, discutendo una tesi su F. Saverio Quadrio. Insegnò in vari istituti: a Catania, Fiume, Genova e a Milano nel liceo "Manzoni" e nel liceo artistico di Brera, di cui divenne preside. Antifascista, nel 1943 fu costretto a rifugiarsi in Svizzera. Nel 1945, ritornato a Tirano, fu eletto consigliere comunale nelle file del Partito Socialista. Vi ritornò definitivamente nel 1965, e continuò a rendersi utile alla comunità. Vi morì il 5 gennaio 1973. Lascia un numero notevole di pubblicazioni di carattere letterario, delle raccolte di poesie e ottime traduzioni dal latino delle opere di Lucrezio, di Orazio, di Fedro e del poeta tellino Costantino Reghenzani. Le sue liriche inedite sono state date alle stampe a cura di B. Ciapponi e G. Luzzi, con il titolo "Umana sorte", nel 1975.