Dizionario lettere Q-Z

Dizionario biografico di Battista Leoni

Quadrio Francesco Saverio
Nacque a Ponte il 1° dicembre 1695. Ancora adolescente entrò nella Compagnia di Gesù. A motivo del suo precoce fervido ingegno e della buona preparazione culturale, fu addetto all’insegnamento, all’oratoria sacra, e gli furono affidati numerosi incarichi di responsabilità. Per tutta la vita lesse e studiò con impegno le opere dei massimi scrittori classici e contemporanei e mantenne buoni rapporti con persone colte, diventando uno degli uomini più eruditi del suo tempo. II papa Benedetto XIV lo tenne in buona considerazione e gli concesse di lasciare l’ordine dei Gesuiti per diventare prete secolare ed essere quindi più libero di dedicarsi alle sue ricerche e agli studi. Scrisse molte opere, tra cui ”Della storia e ragione di ogni poesia“ in sette grossi volumi: una specie di storia della poesia di ogni paese, ancor oggi utile agli studiosi. Ricordiamo in particolare una storia della Valtellina, in tre ponderosi volumi, intitolata ”Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua delle Alpi, oggi detta Valtellina ”, che gli costò molta fatica e molti sacrifici. Essa è la testimonianza più bella del grande amore che il Quadrio nutrì per la sua Valle. Trascorse gli ultimi anni a Milano, ove morì il 21 novembre 1756.
Quadrio Giuseppe Maria
Nacque I’11 marzo 1707, si crede, a Ponte. Studiò belle lettere a Milano e medicina a Padova, ove fu allievo di Antonio Vallisneri e G. B. Morgagni. Ritornato in patria, esercitò l’arte medica. Diede alle stampe delle dissertazioni relative alle acque minerali del Masino, di Teda e di Trescore, un trattato per la cura del cancro, l’importante ”Storia della Madonna di Tirano“ (1754) ed anche diverse poesie. Appartenne all’ ”Accademia degli Eccitati“ di Bergamo e fu promotore dell’ ”Accademia dei Taciturni“ di Sondrio. Morì a Ponte nel 1757.
Quadrio Maurizio
Nacque a Chiavenna il 6 settembre 1800, da madre chiavennasca e da padre di Chiuro. Studiò all’Università di Pavia, ove fu allievo del Romagnosi. Nel 1820 fu imprigionato per aver manifestato a favore dei moti nel Napoletano. L’anno successivo partecipò ai moti del Piemonte e fu costretto all’esilio. Si recò in Spagna, quindi in Svizzera e in Polonia, sempre pronto a combattere per la libertà e infine riparò a Odessa, in Russia, ove visse dando lezioni private. Dopo tanto peregrinare, tornato a Chiuro, venne arrestato per scontare sei mesi di detenzione a Milano. Liberato, ritornò al paese dei suoi avi e si rese utile assistendo i colpiti dal colera che infieriva in Valtellina. Nel 1838 divenne fedele seguace del Mazzini e durante le ”Cinque giornate“ di Milano del 1848 fu inviato in Valtellina, come commissario di guerra. Dopo Custoza fu costretto a recarsi in esilio in Svizzera, dove collaborò col Mazzini alla insurrezione della valle d’Intelvi (ottobre 1848). L’anno successivo si recò in Toscana e quindi a Roma, dove divenne segretario dei triumviri Mazzini, Armellini e Saffi. Caduta la Repubblica Romana, si rifugiò a Marsiglia, poi a Ginevra, a Losanna e a Londra col Mazzini. Nel 1859 ritornò in Italia e diresse a Genova I’ ”Unità italiana“ fino al 1871; si trasferì quindi a Roma, ove fu direttore dell’ ”Emancipazione“. Mazzini lo definì ”L’anima più pura, la coscienza più salda, la volontà più operosa del partito [repubblicano]“. Morì a Roma il 13 febbraio 1876.
Rajna Pio
Nacque a Sondrio I’8 luglio 1847. Fu allievo dei professori D’Ancona e Comparetti. Insegnò nei licei di Modena e di Milano e tenne cattedra di letterature romanze nell’Accademia scientifico-letteraria di Milano e in quella di lingue neolatine nell’Istituto superiore di Firenze. Uomo mite, ma di profondo pensiero sostenuto da una vastissima cultura, diede grande impulsi agli studi filologici ed ebbe fama e riconoscimenti internazionali per le sue pubblicazioni (oltre duecento), tra le quali primeggiano: ”Fonti dell’Orlando furioso“ e ”Le origini dell’epopea francese“. Ebbe vivo interesse anche per Dante e collaborò con il D’Ancona per l’edizione critica della ”Vita nuova“ e fu l’editore critico del ”De vulgari eloquentia“. Pubblicò inoltre ”La genesi della Divina Commedia“. Lo si annovera fra i fondatori della Società storica valtellinese, sui primi bollettini della quale pubblicò alcuni suoi contributi, tra cui una ricerca su Lorenzo Botterini. Lasciò alla città natale la sua preziosa biblioteca. Morì a Firenze il 25 novembre 1930.
Reghenzani Giovanni Giacomo
Nacque a Teglio nel 1723. Studiò a Monza nel collegio dei Gesuiti, ma passò all’ordine dei Barnabiti, prendendo il nome di Costantino. Insegnò umanità e rettorica nel collegio di S. Frediano a Pisa ed eloquenza ad Arpino. Appartenne all’Arcadia col nome di Mantesio Cecropio. Le sue opere ”Orationes et carmina“ furono pubblicate a Milano nel 1761 e 1769. Quattro liriche hanno argomento valtellinese: la più nota è la prima, intitolata ”Vallis Tellinae descriptio“. Di salute cagionevole, desiderò sempre ritornare nel borgo nativo; e vi riuscì, per concessione di papa Clemente XI. Morì a Teglio, pare, nel 1775.
Robustelli Giacomo
Nacque a Grosotto verso il 1583 da nobile famiglia. Fu il protagonista principale della sommossa valtellinese contro i Grigioni, iniziata il 19 luglio 1620, conosciuta col nome improprio di ”Sacro macello“. Da giovane pare avesse militato alle dipendenze di casa Savoia. In Valtellina fu molto stimato per ricchezza, munificenza e per l’abilità che possedeva nel destreggiarsi. Fu esperto diplomatico presso le corti di Vienna e Madrid. Scacciati i Grigioni, fu nominato governatore della Valtellina e poco dopo combatté per difendere i confini valtellinesi minacciati da nord. Scatenatesi le contese tra le grandi potenze per il possesso della valle, terminate nel 1639 col trattato di Milano (per cui la Valtellina e le due Contee di Bormio e Chiavenna tornarono nelle mani dei Grigioni), si dimise e chiuse i suoi giorni in esilio, sicuramente dopo il 1646, anno in cui documenti lo danno ancora in vita.
Romegialli Francesco
Nacque a Sondrio il 29 febbraio 1839. Studiò diritto all’Università di Pavia, ma preferì dedicarsi agli studi storici, come il padre (Giuseppe) e a quelli letterari. Scrisse numerosi articoli di carattere divulgativo sui giornali locali, due racconti storici riuniti in un sol libro dal titolo ”Clemente Marca e I briganti valtellinesi“, un racconto in versi su ”Bona Lombarda“ l’eroina di Sacco, il poemetto in versi sciolti ”Camoens ossia Genio e sventura“ e, di notevole interesse storico, il libricino intitolato ”In Valtellina“. Fu insegnante di lettere e rivestì numerose cariche, tra cui quella di presidente delle Società operaie maschile e femminile di Sondrio. Morì nella sua città il 10 agosto 1893.
Romegialli Giovan Pietro
Nacque a Morbegno il 24 gennaio 1738. Studiò pittura, dapprima a Morbegno, poi a Roma, si dice sotto la guida di Baldassarre Orsini e di Agostino Masucci. Si recò poi a Torino e quindi a Como. Tra il 1761 e il ’62 eseguì degli affreschi nel palazzo Malacrida di Morbegno e nel 1768 abbellì la volta della chiesa dell’Assunta, pure di Morbegno con le scene della ”Assunzione di Maria Vergine ” e ”La Gloria dei santi Lorenzo e Bernardino“, ardite per scorci e molto belle per il colorito vibrante. Dipinse inoltre a Delebio, nella chiesa di Postalesio e a Sondrio nella chiesa della Sassella e nella collegiata. Gli affreschi di Morbegno sono i migliori, grazie anche al loro buon stato di conservazione. Morì a Sondrio il 4 gennaio 1799.
Romegialli Giuseppe
Nacque a Morbegno nel 1779. Figlio del pittore Giovan Pietro, studiò legge e fu un rinomato avvocato oltre che illustre storico. Raccolse numerosi documenti, costituendo un importante archivio che più tardi la famiglia Paribelli donò al comune di Sondrio (ora trovasi presso l’Archivio di Stato sondriese). Tali documenti gli furono utili per compiere la sua opera intitolata ”Storia della Valtellina e delle già Contee di Bormio e Chiavenna“, stampata nel 1839, molto interessante ma forse troppo descrittiva e frammentaria. Scrisse inoltre una monografia sulla ”Vita dell’Arciprete Nicolò Rusca“. Morì a Sondrio il 29 gennaio 1861.
Rusca Nicolò
Nacque a Bedano, nel Canton Ticino nell’aprile del 1563.Studiò a Pavia, Roma e Milano divenendo sacerdote e dottore in teologia. Molto religioso e coltissimo, conosceva benissimo, oltre al latino, le lingue greca ed ebraica. Parroco di Sessa, per le sue alte qualità fu scelto dal vescovo di Como Feliciano Ninguarda a reggere l’arcipretura di Sondrio nel 1590, allorché andava sempre più diffondendosi il protestantesimo e il clero locale non si mostrava in grado di combatterlo. Si oppose alla creazione di una scuola a Sondrio, voluta dai Grigioni, temendo che essa favorisse soprattutto i protestanti. Negli anni 1595 e 1597 tenne due dispute, rispettivamente a Tirano e a Piuro, in cui difese coraggiosamente la fede cattolica. Accusato di complicità nel tentato omicidio del predicante evangelico di Sondrio, Scipione Calandrino, venne arrestato nella notte tra il 14 e il 15 lug1io 1618 e tradotto a Coira e poi a Thusis, in Engadina, per essere giudicato. Messo alla tortura, per estorcergli delle confessioni, fu calato esanime. Era il giorno 4 settembre 1618.
Rusconi Pietro Martire
Nacque a Sondrio nel 1785. Studiò lettere e pittura a Milano e a Roma. Fu professore e segretario dell’Accademia di belle arti di Milano. Sin da giovane si dilettò di poesia e adulto fu, si può dire, il poeta ufficiale di Sondrio e scrisse numerose composizioni encomiastiche, tra cui I’ ”Umile omaggio“ in onore dell’imperatore Francesco I d’Austria. Compose il dramma storico ”Alberico“ e due poemetti didascalici: ”Del vivere sano e longevo“ e ”I boschi“, stampati a Milano. Nel 1834 la piena del Mallero gli distrusse la casa e travolse la sua preziosa quadreria. Lasciò memoria del fatto nella ”Storica descrizione del singolare innondamento...“. Morì a Milano il 27 gennaio 1861, lasciando alla città natale la sua ricca biblioteca e un assegno annuo per la costituzione di una biblioteca civica.
Salis Ulisse (conte)
Nacque a Tirano il 22 ottobre 1819. Si laureò in ingegneria a Padova nel 1841 e si trasferì a Brescia per il suo primo impiego, ma venne licenziato nel 1842 a causa delle sue idee politiche d’ispirazione mazziniana. Nel 1848 partecipò alle ”Cinque giornate“ di Milano e tu poi inviato in Valtellina per organizzare la difesa dello Stelvio; tenne il comando delle truppe fino all’arrivo del generale D’Apice, ma dopo Custoza dovette rifugiarsi a Poschiavo. Avuta I’amnistia dall’Austria, si ritirò a Tirano, esercitando l’ingegneria civile, ma fu arrestato nei 1853, quale seguace del Mazzini e tradotto a Mantova, ove fu sottoposto a tormenti fisici e morali. Condannato a cinque anni di reclusione, nel 1855 fu rinchiuso nel carcere di Kufstein, sul confine tra il Tirolo e la Baviera, ma venne liberato per intercessione, presso la corte di Vienna, della moglie Teresa Calvi e di un Salis residente in Austria. Dopo l’unità d’Italia divenne ingegnere governativo, poi ingegnere capo a Milano, carica che tenne fino al 1891. Morì a Esine il 26 giugno 1893. Molto importanti le sue ”Memorie“, scritte dopo la sua liberazione, edite dalla figlia nel 1910.
Scamozzi Gian Domenico
Nacque a Piateda o a Ponte nel secolo XVI. Giovane, si portò a Vicenza per esercitarvi la professione di carpentiere, ma divenne tanto esperto da rivelarsi, grazie probabilmente alle sue capacità e a qualche buona guida, valente architetto. Fu padre e primo maestro del famoso Vincenzo Scamozzi, allievo illustre del Palladio. In un documento del 1569 è chiamato ”magister carpentarius“ della città di Vicenza, figlio del fu Vincenzo ”de Scamutiis de parte (o de Ponte?) Vallis Telline“. In quella città e altrove lasciò edifici monumentali da lui ideati. Nel 1581 i documenti lo dicono ancora in vita.
Schenardi Giovanni Francesco
Nacque a Sondrio nella seconda meta del secolo XVI. Fu un illustre giurista ed ebbe notevoli incarichi, tra cui quello di uditore generale del Cardinale Orsini, legato di Romagna e di inviato a Roma, presso il pontefice, per conto del governo valtellinese, negli anni 1621 e 1624. Nel 1627 si recò arbitrariamente alla corte di Francia a trattare per i valtellinesi, per cui fu bandito dalla Valle. Si rifugiò nello Stato di Venezia, rimanendovi fino al 1630. Ci ha lasciato le seguenti opere: ”Religione e libertà della Valtellina al Papa Urbano VIII“ (1624), ”Consigli e risposte legali“ (1613). Non si conoscono ne il luogo ne fa data della morte.
Sebastiano da Piuro
Non si conosce il casato di questo pittore originario di Piuro, vissuto tra il XV e il XVI secolo. Fu allievo del Bergognone e di lui ci rimangono alcuni dipinti in chiese dell’Alto Lario. In S. Giacomo di Livo vi sono suoi affreschi con la scritta ”Sebastian(us) de Plurio pinxit. Anno 1517“. Nel Chiavennasco non è documentata alcuna sua opera.
Sertoli Cesare
Nacque a Sondrio il 28 settembre 1766. Compì i primi studi a Monza e si laureò in diritto all’Università di Vienna. Tornato a Sondrio, fu nominato luogotenente generale del governatore grigione della Valtellina. Nel 1792 fu inviato a Milano a capo di una delegazione per dirimere le controversie sorte tra la Valle e i Grigioni. Nel 1797 fu presidente della Società patriottica di Sondrio“ la quale auspicava l’unione alla Repubblica Cisalpina, e molto fece per raggiungere tale scopo. In quello stesso anno pubblicò un importante opuscolo intitolato ”La dichiarazione giustificativa della rigenerazione della Valtellina“. Nel periodo napoleonico fu membro del Tribunale d’Appello per l’organizzazione giudiziaria del Dipartimento dell’Adda, e poi presidente della Corte di giustizia di Trento. Nel 1806 fu nominato cavaliere della ”Corona ferrea“. Morì a Milano l’8 settembre 1833.
Sertoli Enrico
Nacque a Sondrio il 6 giugno 1842. Compì gli studi primari e secondari a Sondrio. Nel 1860 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, ove fu allievo di Eusebio Oehl. Si laureò nel 1865 e nel ’66 si recò a Vienna presso il Brücke, celebre biologo dell’epoca, e poi a Tubinga presso un altro eminente scienziato. Ritornato in Italia, si unì al manipolo del Guicciardi alla difesa dello Stelvio. Dal 1870 sino al 1907 tenne la cattedra di anatomia e fisiologia del Politecnico di Milano. Gli scienziati denominano ”cellule di Sertoli“, certe cellule da lui scoperte nel 1877. Morì a Sondrio il 28 gennaio 1910.
Silvestri Giacomo
Nacque a Livigno l’8 ottobre 1769. Studiò nel seminario di Bergamo e fu parroco di Livigno. Nel 1814 fu inviato inutilmente, per ben due volte, a Zurigo per sollecitare l’unione della Valtellina alla Svizzera. Nel 1817 passò come penitenziere al santuario della Madonna di Tirano, per restarvi sino al 1821; poi a Bormio, ove fu rettore della chiesa di S. Ignazio e direttore dell’annesso ginnasio. Lasciò alcune opere storiche manoscritte e una coscienziosa e diligente trascrizione di antiche pergamene, già appartenute alla famiglia Nesina. Fu buon amico dello storico Ignazio Bardea. Morì a Bormio il 18 giugno 1849.
Stampa Gerolamo
Nacque a Chiavenna il 10 agosto 1772. Laureato in legge, nel 1797 fu uno dei primi aderenti alla Società patriottica chiavennasca di cui divenne presidente. Nell’autunno dello stesso anno fu chiamato da Gioacchino Murat a far parte del Comitato di vigilanza e corrispondenza. Nel 1800 fu console di Chiavenna. Uno dei suoi meriti principali fu quello di collaborare attivamente con Diego Guicciardi per l’unione della Valtellina e delle contee di Chiavenna e Bormio alla Repubblica Cisalpina. Passata la provincia di Sondrio sotto il dominio austriaco, nel 1815, col Guicciardi si recò a porgere l’ossequio della Valtellina all’Imperatore d’Austria. Sono di notevole importanza le copie delle lettere da lui inviate ai familiari, durante la missione a Vienna col Guicciardi (6 sett. 1814 - 3 giugno 1815), edite di recente. Morì a Milano il 14 dicembre 1827.
Stoppa Giovanni Battista
Nacque a Chiavenna nel secolo XVII, da genitori protestanti. Studiò a Leida e fu creato ministro dei Valdesi savoiardi rifugiati a Londra. Godette della fiducia di Cromwell, che gli affidò molte missioni rischiose. Caduto in sospetto, si trasferì a Parigi ove si dedicò alla carriera militare, con successo. Al valore di soldato unì la cultura e lasciò molte opere, la più importante delle quali è il ”Trattato sulla religione degli Olandesi ”, edita a Parigi nel 1673, in cui attacca il celebre filosofo Spinoza, divenuto poi suo amico. Morì nell’anno 1692.
Tamagnini Giuseppe
Nacque a Bormio nel 1720.II padre lo mandò a Trento per imparare l’arte muraria e quella di marmorista. Nel 1756 ultimò il portale principale della S. Casa di Tresivio e nel 1759, con Battista Colturi, pure bormiese, finì quelli laterali. Nel 1765 ultimò la balaustra in marmi policromi della cappella del S. Crocifisso in S. Antonio di Combo a Bormio. Sono pure opere sue alcuni portali del bormiese tra cui quelle della prepositurale di S. Nicolò di Valfurva. Altri membri della sua famiglia esercitarono la stessa arte. Morì, forse a Bormio, nel 1796.
Torelli Luigi
Nacque a Villa di Tirano il 1° febbraio 1810. Studiò filosofia e diritto a Vienna, ove progettò di liberare il figlio di Napoleone per porlo a capo di una rivoluzione per l’indipendenza dell’Italia. Rimpatriato, nel 1832 fu assunto in un pubblico impiego a Milano, ma nel 1836 non potendo mantener fede al giuramento di fedeltà al governo austriaco si dimise e ritorno a Tirano, dove si rese benemerito nella lotta contro il colera, che vi imperversava, guadagnandosi la medaglia d’oro al valore civile. Nel 1846 diede alle stampe il suo opuscolo ”Pensieri sull’Italia di un anonimo lombardo“, in cui infierisce contro il governo austriaco e auspica l’indipendenza della patria. Nel marzo del 1848 prese parte attiva alle ”Cinque giornate“ di Milano (fu lui a issare il tricolore sulla più alta guglia del Duomo). Proscritto, si recò in Piemonte dove combatté nella battaglia di Novara. Ritiratosi dal servizio militare, si stabilì a Torino e fu più volte deputato, molto stimato dal Cavour. Nel 1859, dopo una missione in Toscana, fu relatore alla camera di una legge in favore della Valtellina, colpita dalla crittogama e dalla siccità. Nel novembre dello stesso anno fu nominato governatore della sua provincia, riuscendo a risollevarne le sorti e a domare la crittogama, diffondendo l’uso della solforatura delle viti. Negli anni 1864-65 fu ministro dell’agricoltura e in seguito prefetto di Palermo e di Venezia. Si interessò della realizzazione del canale di Suez, dell’erezione dell’ossario dei caduti di Solferino e S. Martino, delle bonifiche, della lotta alla malaria e dei trafori delle Alpi. Morì a Tirano il 14 novembre 1887.
Valorsa Cipriano
Nacque a Grosio agli inizi del secolo XVI. E’ il più celebrato pittore valtellinese del Cinquecento, noto soprattutto per le sue Madonne e i suoi santi soavi. Non si sa nulla della sua formazione artistica, ma è evidente nelle sue opere l’influsso della pittura lombarda della fine del Quattrocento e di quella post-leonardesca. In Valle poté vedere opere del Luini, del Ferrari e soprattutto di Fermo Stella. Ha lasciato un numero considerevole di affreschi, pale e polittici in tutta la Valtellina. Tra i dipinti migliori ricordiamo il trittico di Buglio in Monte, gli affreschi dell’arcipretale di Mazzo, di S. Bartolomeo in Valdisotto, quelli di Grosio e la tavola con ”La deposizione“ nella parrocchiale di Grosotto. Dettò il proprio testamento il 6 giugno 1604 e morì pochi giorni dopo a Grosio.
Vanoni Ezio
Nacque a Morbegno il 3 agosto 1903. Compì gli studi liceali a Sondrio e si laureò in legge all’Università di Pavia, fu poi assistente all’Università Cattolica di Milano. Titolare della borsa di studio Rockefeller, si recò in Germania per compiere studi di scienze delle finanze e di diritto finanziario. Rimpatriato, insegnò nell’Università di Cagliari, Roma, Padova, Venezia e Milano. Scrisse importanti contributi scientifici apprezzati anche all’estero. Durante il periodo fascista fu in contatto con De Gasperi e altri esponenti del movimento politico cattolico, coi quali collaborò attivamente. Alla caduta del fascismo venne nominato commissario della Confederazione dei lavoratori del commercio e, liberata Roma, rivestì altre cariche importanti. Nel 1946 fu deputato alla Costituente e assunse via via numerose cariche governative di grande responsabilità. Lo stesso anno fu con De Gasperi alla conferenza di pace di Parigi e, nel 1947, divenne ministro del commercio con l’estero. Eletto senatore nel 1948, fece parte dei tre governi di De Gasperi come ministro delle finanze, impostando la riforma tributaria che porta il suo nome. Riconfermato senatore dopo le elezioni del 1953 fu nominato ministro delle finanze e poi del bilancio. Negli ultimi anni di vita si interessò particolarmente del piano di sviluppo del Paese. Uomo di grande levatura morale e culturale, affezionato alla Valtellina, dove tornava volentieri per rivedere la propria gente, spese le proprie energie per il bene dell’Italia. CoIto da maIore mentre pronunciava un impegnativo discorso al senato, morì poco dopo, il giorno 16 febbraio 1956.
Vanossi Antonio
Nacque a Chiavenna il 17 agosto 1789. Artigiano e commerciante in Chiavenna, riprese e proseguì con buon successo la lavorazione delI’amianto iniziata da Candida Lena Perpenti, riuscendo a fabbricare un tessuto incombustibile, con cui confezionare abiti e strumenti di difesa per i pompieri. Nel 1831 pubblicò un opuscolo intitolato ”Nuovo metodo di difesa con vestiti di amianto ad uso dei pompieri nei casi d’incendio“, nel quale descriveva efficacemente i suoi ritrovati. Fece lui stesso, nel 1830, per due volte, il primo collaudo dei vestiti in amianto attraversando una specie di corridoio tra rami e fascine in fiamme, gravato di un sacco tessuto con l’amianto contenente un cane, uscendo indenni sia lui che l’animale. Ricevette numerosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero; nel 1856 fu nominato membro delle Società unite delle arti e delle industrie di Londra. Morì a Chiavenna il 9 maggio 1857.
Venusti Marcello
Nacque probabilmente nel 1513, nella diocesi di Como e con ogni probabilità in Valtellina, membro dell’illustre famiglia Venosta di Mazzo, anche se il cognome ci è stato tramandato modificato. Studiò pittura in Lombardia e poi a Roma, dove fu amico del grande Michelangelo e seguace di Sebastiano del Piombo. Sue opere, molto ammirate, sono conservate soprattutto nelle chiese e nei musei romani. Nel museo di Capodimonte, a Napoli, esiste una importante copia su tela del ”Giudizio finale“ di Michelangelo, così com’era prima che Daniele da Volterra lo danneggiasse coi suoi panneggi. Morì a Roma nel 1579.
Visconti Venosta Emilio
Nacque a Milano il 22 gennaio 1829, discendente di una delle più illustri famiglie valtellinesi. Studiò all’Istituto Boselli e si laureò all’Università di Pavia. Da giovane, come il fratello Gino, fu mazziniano e nel 1848 fu uno dei protagonisti delle ”Cinque giornate“ di Milano. Dopo i moti del ’53 abbandonò l’ideologia repubblicana, accostandosi a quella monarchica. Esule in Piemonte vi conobbe il conte di Cavour, il quale, apprezzatone l’ingegno, nel 1859 lo nominò commissario presso i ”Cacciatori delle Alpi“, guidati da Garibaldi. Divenne poi uno dei principali statisti italiani dal 1862 sino alle soglie della prima guerra mondiale. In quell’anno fu nominato segretario generale agli esteri e l’anno successivo ministro di quel dicastero. Dal 1864 al 1866 fu ministro d’Italia a Costantinopoli, ma durante la terza guerra d’indipendenza ritornò agli Esteri e guidò la politica italiana, nei rapporti con gli altri Stati, dal 1869 al 1876 e dal 1896 al 1901. Al servizio del giovane Regno d’Italia trattò le più importanti questioni internazionali con grande tatto. Dapprima operò per l’avvicinamento agli imperi centrali, in contrapposizione alla Francia, poi preparò il nostro graduale riavvicinamento a questa potenza. Fu sempre orgoglioso della sua origine valtellinese e, mentre da giovane trascorreva spensieratamente le vacanze nel palazzo di Tirano, da adulto ritornava a Tirano o a Grosio per ritemprarsi nella quiete dei monti. Morì a Roma il 24 novembre 1914.
Visconti Venosta Giovanni (Gino)
Nacque a Milano il 4 settembre 1831. Come il fratello Emilio studiò all’Istituto Boselli. Frequentò con lui la migliore gioventù lombarda, raccolta attorno a Cesare Correnti e abbracciò gli ideali mazziniani che poi ripudiò, verso il 1853, per trasformarsi in monarchico conservatore. Fu esule in Piemonte, come il fratello, e dopo il 1859 ebbe per breve periodo l’incarico di commissario regio in Valtellina e fu poi a fianco di Carlo Farini a Modena e a Bologna. Fu anche deputato per la legislatura del 1865. Mentre Emilio si dedicò completamente alla politica, Giovanni esplicò la sua attività quale amministratore, ma soprattutto come giornalista e letterato. Collaborò al giornale del Tenca ”Il crepuscolo“ e in seguito alla ”Perseveranza“. Nel 1884 pubblicò delle novelle, nel 1886 il suo migliore romanzo di ispirazione manzoniana, intitolato ”II curato d’Orobio“ e nel 1897 ”Nuovi racconti“. La sua fama di letterato è dovuta tuttavia ai suoi ”Ricordi di gioventù - Cose vedute e sapute“ che costituiscono un quadro assai vivace della vita lombarda, soprattutto milanese e in parte valtellinese (il Venosta trascorreva le vacanze nel palazzo di famiglia a Tirano), degli anni tra il 1847 e il 1860. Notissimi sono pure il suo scherzo poetico ”La partenza del crociato“ e ”Nicola e la questione d’oriente“, una specie di tragedia burlesca. Mori a Milano il 1° ottobre 1906.
Zubiani Ausonio
Nacque a Sondalo il 16 giugno 1869, da modesta famiglia. Nel 1894 si laureò a Pavia in medicina e chirurgia. Negli anni tra il 1895 e il 1898 si interessò di fisiologia sotto la guida dei professori Silva e Golgi, e pubblicò ”II privilegio della salute“, una raccolta riassuntiva dei suoi scritti. Nel 1899 fondò I’ ”Associazione valtellinese contro la tubercolosi“ (prima di tal genere in Italia) e decise la fondazione a Sondalo di una piccola casa sanatoriale. Nel 1902 fondò il ”Primo Sanatorio Italiano Dott. A. Zubiani“, che diresse fino al 1921, continuando assiduamente la sua opera filantropica intrapresa sin dai giovani anni in favore dei lavoratori. Sempre per il suo interessamento nel 1910 si aprì il sanatorio ”Umberto 1°“ a Prasomaso, sopra Tresivio. Nel 1921 stava occupandosi della istituzione di un sanatorio per bambini, ma l’iniziativa non poté concretizzarsi a causa della sua morte, avvenuta in quell’anno a Milano il giorno 20 marzo.